Buon lunedì cari lettori,
so che vi aspettavate di vedere la rubrica "Il libro della settimana", ma per questa volta faremo un eccezione e la rubrica slitta a domani; Perché dovete sapere che oggi, 19 Maggio 2014, Escono due libri di cui avete già visto l'anteprima: FINO ALL'ULTIMO RESPIRO e COME LACRIME NELLA PIOGGIA!
Proprio per questo avvenimento ho deciso di farvi una sorpresa, con due interviste alle autrici di questi romanzi!
Intervista a Rebecca Domino
- Prima di tutto ti ringrazio per avermi concesso questa intervista e poi ti faccio i complimenti per la copertina, è davvero magnifica, come mai l'hai scelta?
Grazie a te
per lo spazio che mi concedi e per i complimenti per la copertina.
All’inizio, quando cercavo una foto da usare per la copertina,
pensavo più a un’immagine con due ragazze, ma poi mi sono accorta
che non era semplice trovare immagini in cui una delle due fosse
calva (Coleen ha perso i capelli a causa della chemio). Navigando sul
sito Stockfresh.com mi sono imbattuta nella copertina che vedete
adesso e subito ho pensato “è perfetta”. E’ diversa da quello
che immaginavo, ma calza a pennello per il mio romanzo. La ragazza in
copertina rappresenta Allyson e, dato il titolo “Fino all’ultimo
respiro”, mi piace come il soffio – ovvero il respiro – che
esce dalle labbra della ragazza riesca a far volare i semi del
soffione. Il soffione ha vari significati, è un simbolo di vita e
rappresenta il percorso nella nostra esistenza. Soffiando i semi del
soffione, si spinge il seme stesso verso il suo futuro. Allo stesso
tempo, il soffione rappresenta anche la libertà e la felicità. I
toni delicati della foto mi sono piaciuti subito. Secondo me è una
copertina poetica, che anticipa la delicatezza dell’amicizia fra le
due protagoniste del romanzo e l’eternità che vela ogni loro
istante; il respiro, grande protagonista del romanzo come simbolo di
vita, ha una parte fondamentale in questa bellissima immagine.
- La Leucemia è una malattia terribile che rende complicata la vita dei ragazzi che la contraggono; spesso vengono emarginati dagli altri che non comprendono a pieno, il peso che questi ragazzi devono sopportare, ma a volte la solidarietà fra i giovani ci sorprende, infatti essi sono molto spesso più maturi degli adulti e riescono ad affrontare meglio di loro i momento di difficoltà; la mia domanda è questa, Allyson e Coleen come hanno fatto a superare questa malattia, accantonandola e trovando la speranza in una situazione come questa, dov'è facile buttarsi giù e perdere la voglia di vivere?
La tua
domanda è molto interessante. Come faccio prima di cominciare ogni
romanzo, mi sono documentata sull’argomento che avrei trattato, in
questo caso il cancro negli adolescenti. Ho letto, visto e ascoltato
numerose testimonianze di ragazzi e ragazze con il cancro e in quelle
storie ho trovato sì paura, dolore, morte e incertezze ma, più di
ogni altra cosa, ho trovato coraggio, altruismo, risate e voglia di
vivere! La leucemia è il cancro del sangue. Sicuramente, come tutti
i tipi di tumore, cambia radicalmente la vita di chi la
contrae.
Essere diagnosticati con il cancro è terribile a qualunque età ma
durante l’adolescenza è particolarmente difficile accettare questa
diagnosi, che spesso arriva all’improvviso, perché la persona è
in un periodo della vita in cui dovrebbe dedicarsi solo alla scuola o
al lavoro, a divertirsi e a uscire con gli amici, e inoltre sta
muovendo i primi passi verso la propria indipendenza. Il cancro pigia
il tasto “pausa” nelle vite di questi giovani che si ritrovano a
dover posporre a data da definire i progetti a breve e lungo termine
e le cui vite diventano improvvisamente diverse da quelle della
maggior parte dei loro coetanei. Sì, sono d’accordo con te quando
dici che i giovani affrontano il dolore e le difficoltà in maniera
migliore rispetto agli adulti; naturalmente ci sono anche adulti che
reagiscono con coraggio e sorrisi ma in tutte le storie di giovani
con il cancro, nonostante si parlasse anche dei momenti “no” e
delle difficoltà, ho sempre avuto l’impressione che quelle persone
avessero una forza interna indescrivibile. Nel mio romanzo faccio
vedere come molte persone sane spesso si allontanino da chi si
ammala, come succede alle amiche di Coleen, perché loro crescono, i
loro percorsi vanno avanti mentre la vita di Coleen, ai loro occhi,
diventa statica, incomprensibile, un susseguirsi di paroloni medici,
sedute di chemio e sempre con la paura della morte. Per fortuna ci
sono molti giovani con il cancro che hanno degli amici vicino e nel
mio romanzo possiamo vedere benissimo come per Coleen sia
fondamentale la vicinanza di Allyson, perché sono coetanee e
passando il tempo con lei, Coleen a volte riesce a sentirsi
nuovamente normale. Allyson, dall’altro lato, beneficia in maniera
incredibile della sua amicizia con Coleen, un’amicizia che Coleen
stessa vuole rendere il più paritaria possibile e infatti in alcune
occasioni aiuta o consiglia Allyson. Chiunque si aspetterebbe che
Coleen, in quanto malata, venga aiutata dalla sua amica, eppure sarà
proprio Allyson, nel corso del romanzo, ad apprendere da Coleen gli
insegnamenti più importanti che potrà mai avere. Per Coleen, la
diagnosi è stata il momento in cui la vita le ha dato uno schiaffo e
si è resa conto che stava buttando via i suoi giorni senza fare
niente di particolare, lamentandosi delle piccolezze, ecc… Allyson
ha la fortuna di vedere e capire il vero senso della vita senza
doverne pagare il prezzo. Allyson e Coleen non superano la malattia e
non la ignorano; Coleen vuole che se ne parli perché la leucemia fa
parte di lei. Anch’io, prima di cominciare le ricerche per il
romanzo, pensavo che essere diagnosticati con il cancro fosse un
motivo più che sufficiente per arrabbiarsi, abbattersi e perdere la
voglia di vivere, per questo sono rimasta basita di fronte al
coraggio e all’amore per la vita di tutti gli adolescenti che ogni
giorno affrontano il dolore, le cure, le paure e continuano a
sorridere. Questo è uno dei punti cruciali del mio romanzo: spero
che, leggendolo, il lettore si ritrovi a bocca aperta come me di
fronte a così tanta voglia di vivere e al travolgente entusiasmo di
chi deve soffrire molto dal punto di vista fisico, e spero che terrà
dentro di sé gli insegnamenti che, attraverso Coleen, voglio
diffondere, gli stessi insegnamenti che ho appreso dalle parole di
questi piccoli, grandi eroi.
- Voglio girare a te due domande che mi hanno incuriosita vedendole nella trama del tuo libro: E' possibile non avere paura della morte? Ed è possibile insegnare a vivere?
Più o meno
inconsciamente tutti abbiamo paura della morte e penso che sia
normale, perché non sappiamo che cosa succederà una volta in cui
smetteremo di respirare e tutte le funzioni del nostro corpo
cesseranno. Naturalmente spero di morire da vecchia e spero di farlo
in maniera veloce e indolore, ma penso che questa sia una speranza
che accomuna un po’ tutti. Cerco di non pensare molto alla morte,
per il semplice fatto che adesso sono viva. Personalmente credo nella
reincarnazione, io stessa ho avuto delle piccole prove dell’esistenza
delle vite passate, è una cosa in cui credo fermamente perché nella
mia vita ho sperimentato sulla mia pelle cose che, altrimenti, non
sarebbero state razionalmente possibili e allo stesso modo credo che,
dopo la morte, l’anima continui la sua vita, solo che perde la
fisicità e si ritrova in una sorta di “mondo diverso”. Per
esempio, tempo fa una cugina di mia madre che abita a Torino
(noialtri abitiamo in Toscana) ci telefonò sconvolta per dirci che
nell’ospedale dove lavora lei c’e’ una collega che dice di
avere dei poteri da sensitiva e di vedere i morti (io sono sempre un
po’ scettica su queste cose, specialmente se ci sono di mezzo
richieste di soldi, ma questo non era il caso). Questa donna si è
avvicinata alla cugina di mia madre e le ha detto che lì vicino a
lei vedeva una giovane donna bassa e minuta, con i capelli neri e gli
occhi verdi, che diceva di stare bene e di passare tanto tempo
ricamando. La descrizione divenne ancora più dettagliata e la cugina
di mia mamma ha capito subito che quella era mia nonna - morta quando
avevo tredici anni - da giovane (anch’io ho visto delle sue foto ed
era davvero come nella descrizione) e infatti le piaceva tantissimo
ricamare. Il fatto è che quella donna, che noi non abbiamo mai visto
di persona, non poteva sapere niente di mia nonna eppure l’ha
descritta per filo e per segno sia nel fisico sia nei modi di fare.
Ecco, episodi del genere ti fanno riflettere. In generale, quindi,
credo che dopo la morte ci sia dell’altro. Penso che questa vita
terrena sia solo una parentesi d’infinito e, lo ripeto, penso che
torneremo qui e che ognuno di noi viva più di una volta. La seconda
domanda, se è possibile insegnare a vivere, ha una risposta che
secondo me è più semplice: nella mia opinione sì, è possibile
insegnarlo. Spesso sono proprio le persone che meno se ne rendono
conto a dare questi insegnamenti e lo fanno in maniera quasi
inconsapevole. Che cosa vuol dire vivere? Ognuno da’ la propria
risposta ed io penso che non ci siano risposte giuste o sbagliate.
Chi mi segue sa che parlo piuttosto spesso della storia di Stephen
Sutton, il diciannovenne inglese il cui cancro è diventato terminale
due anni fa, e che nonostante questo ha usato il poco tempo che gli
rimaneva da vivere per raccogliere oltre tre milioni di sterline a
favore di Teenage Cancer Trust, continuando a lottare, a ridere e
riuscendo a ispirare milioni di persone in tutto il mondo. Ecco, sì,
penso che persone come Stephen possano ispirare gli altri, persone
che parlano con il cuore e che riescono a vedere la vera grandezza di
tutto, la bellezza insita in ogni cosa. Non sono mai stata una
ragazza superficiale, mi piace guardare il cielo e il mondo, sono
introspettiva e non me ne importa assolutamente niente di tutte le
sciocchezze inventate dalla mente umana (i soldi, le regole della
società, ecc…) ma mi ritengo molto fortunata perché per cercare
informazioni sulla vita degli adolescenti con il cancro mi sono
ritrovata a leggere e ascoltare le loro storie e, anche se non
conosco nessuno di loro di persona, le loro storie mi hanno toccata
molto. Quei ragazzi ci ricordano che la vita e la morte si prendono
per mano e che la morte arriverà per tutti, ma siamo vivi, lo saremo
fino all’ultimo respiro e sta a noi scegliere come vivere questa
vita.
- Vorrei riportarti un attimo al tuo primo libro e chiederti se ci sono dei punti in comune fra l'amicizia nella “La mia amica ebrea” e quella che si instaura fra Allyson e Coleen.
Le amicizie
fra le protagoniste dei miei due romanzi sono molto diverse fra loro
ma sì, hanno dei punti in comune. Sono entrambe amicizie forti,
sincere e profonde fra due adolescenti che devono affrontare delle
difficoltà più grandi di loro. In “La mia amica ebrea” la
protagonista è Josepha, una quindicenne che vive nell’Amburgo del
1943 ed è “ariana”. Indottrinata da Hitler a pensare che gli
ebrei fossero il male, la sua vita cambia quando il padre nasconde
una famiglia di ebrei nella soffitta di casa. Fra loro c’e’ Rina,
sua coetanea. Quella è un’amicizia che va oltre gli orrori della
Storia, oltre l’indottrinamento di un popolo e che va a scavare
nell’animo umano per ricordarci che, nonostante tutto, durante le
più grandi tragedie ci sono sempre dei semi di speranza. Il mostro
contro cui devono combattere Allyson e Coleen, invece, non è frutto
della pazzia e della cattiveria umana, come nel caso di Hitler che
getta un’ombra sull’amicizia fra le protagoniste de “La mia
amica ebrea”, ma è il cancro. Nessuno sa perché un adolescente
piuttosto che un altro si ammala di tumore. E’ stato un caso se
Coleen è malata e Allyson è sana. La storia si svolge ai giorni
nostri e l’amicizia fra le due ragazze nasce in maniera improvvisa,
sconvolgendo principalmente la vita di Allyson, che in diciassette
anni non ha mai avuto motivo di pensare seriamente alla morte oppure
ai suoi coetanei che hanno il cancro. In entrambi i romanzi le
protagoniste devono venire a patti con la morte, seppur in maniera
diversa: nel mio libro d’esordio Rina, la giovane ebrea, rischia
costantemente di essere deportata e molti tedeschi che aiutarono gli
ebrei pagarono questa ribellione con le loro vite, mentre in “Fino
all’ultimo respiro” la morte è qualcosa di cui si parla più
spesso, qualcosa che si porterà via Coleen se lei non riuscirà a
sconfiggere la leucemia. In entrambi i libri le ragazze sono forti e
determinate, ma anche sensibili, introspettive, dolci e confuse come
tutte le adolescenti di ogni periodo storico. Tutte e quattro si
trovano in un periodo delle loro vite in cui sono in procinto di fare
il salto dalla giovinezza all’età adulta e ognuna reagisce in modo
diverso. In entrambi i libri ho voluto ricordare che sentimento
meraviglioso è l’amicizia, i veri amici sono coloro che rimangono
al nostro fianco anche quando la situazione si fa davvero dura o
pericolosa, rischiando di farsi male a loro volta sia emotivamente
sia fisicamente. Sono due libri sulla speranza e sul coraggio, due
storie d’amicizia che fanno riflettere attraverso gli sguardi di
quattro protagoniste che porterò sempre nel mio cuore.
- So che il tuo libro promuove le donazioni per l'associazione Teenage Cancer Trust, puoi parlarcene?
Certo.
Quando mi sono ritrovata coinvolta, seppur soltanto empaticamente,
nelle storie
degli adolescenti con il cancro, ho capito che non avrei mai potuto incassare neanche un centesimo dalla vendita del romanzo, altrimenti, mi sarei sentita in colpa. Ho vissuto a Londra per un anno e avevo già sentito parlare di Teenage Cancer Trust. Penso che quest’ente benefico inglese, attivo da ventiquattro anni, sia fondamentale per gli adolescenti e i giovani adulti (13-24 anni) con il cancro. Con ventisette reparti sparsi in tutto il Regno Unito e altri sette in progettazione, con personale medico specializzato nella cura dei giovani, Teenage Cancer Trust offre una “casa lontano da casa” dove i giovani con tumore possono essere curati insieme con ragazzi e ragazze della loro età, evitando così di sentirsi soli, e possono divertirsi leggendo libri e giornali, ascoltando la musica, giocando a biliardo, ecc… inoltre, hanno la possibilità di tenersi in contatto con i loro professori per non rimanere indietro con il programma della scuola d’appartenenza. Per le persone che lavorano a Teenage Cancer Trust, un ragazzo malato di cancro è prima di tutto un giovane e poi un malato di oncologia. Uno degli scopi principali dell’ente benefico è proprio favorire le relazioni fra giovani con il cancro. L’evento “Find your sense of tumour”, per esempio, permette a circa trecento adolescenti con il cancro di confrontarsi e stringere nuove amicizie. Supportato esclusivamente dalle donazioni di aziende e privati, Teenage Cancer Trust organizza anche eventi per la raccolta fondi, i più famosi sono i concerti alla Royal Albert Hall di Londra, tenuti da celebrità musicali. Oltre a occuparsi a tutto tondo degli adolescenti con il cancro, Teenage Cancer Trust offre supporto ai famigliari e agli amici, si occupa della ricerca (per aumentare sempre di più la speranza di sopravvivenza), offre informazioni gratuite sia online sia con incontri nelle scuole perché gli adolescenti conoscano meglio il cancro e ne conoscano i sintomi, organizza annualmente una conferenza per medici e infermiere che lavorano con i giovani… ho scelto di supportare, nel mio piccolo, Teenage Cancer Trust perché fa una differenza indicibile nelle vite dei giovani con il cancro, aiutandoli a continuare a sorridere e a vivere una vita normale, perché avere il cancro non significa dover smettere di vivere.
degli adolescenti con il cancro, ho capito che non avrei mai potuto incassare neanche un centesimo dalla vendita del romanzo, altrimenti, mi sarei sentita in colpa. Ho vissuto a Londra per un anno e avevo già sentito parlare di Teenage Cancer Trust. Penso che quest’ente benefico inglese, attivo da ventiquattro anni, sia fondamentale per gli adolescenti e i giovani adulti (13-24 anni) con il cancro. Con ventisette reparti sparsi in tutto il Regno Unito e altri sette in progettazione, con personale medico specializzato nella cura dei giovani, Teenage Cancer Trust offre una “casa lontano da casa” dove i giovani con tumore possono essere curati insieme con ragazzi e ragazze della loro età, evitando così di sentirsi soli, e possono divertirsi leggendo libri e giornali, ascoltando la musica, giocando a biliardo, ecc… inoltre, hanno la possibilità di tenersi in contatto con i loro professori per non rimanere indietro con il programma della scuola d’appartenenza. Per le persone che lavorano a Teenage Cancer Trust, un ragazzo malato di cancro è prima di tutto un giovane e poi un malato di oncologia. Uno degli scopi principali dell’ente benefico è proprio favorire le relazioni fra giovani con il cancro. L’evento “Find your sense of tumour”, per esempio, permette a circa trecento adolescenti con il cancro di confrontarsi e stringere nuove amicizie. Supportato esclusivamente dalle donazioni di aziende e privati, Teenage Cancer Trust organizza anche eventi per la raccolta fondi, i più famosi sono i concerti alla Royal Albert Hall di Londra, tenuti da celebrità musicali. Oltre a occuparsi a tutto tondo degli adolescenti con il cancro, Teenage Cancer Trust offre supporto ai famigliari e agli amici, si occupa della ricerca (per aumentare sempre di più la speranza di sopravvivenza), offre informazioni gratuite sia online sia con incontri nelle scuole perché gli adolescenti conoscano meglio il cancro e ne conoscano i sintomi, organizza annualmente una conferenza per medici e infermiere che lavorano con i giovani… ho scelto di supportare, nel mio piccolo, Teenage Cancer Trust perché fa una differenza indicibile nelle vite dei giovani con il cancro, aiutandoli a continuare a sorridere e a vivere una vita normale, perché avere il cancro non significa dover smettere di vivere.
Invito tutte
le persone che stanno leggendo queste parole a parlarne anche ai loro
famigliari e amici, perché tutti insieme, nel nostro piccolo,
possiamo fare la differenza. Vi lascio il link diretto alla mia
pagina sulla piattaforma Justgiving, che ospita gli enti benefici
regolarmente registrati. La donazione è veloce, semplice e sicura e
il denaro viene mandato direttamente nel conto bancario di Teenage
Cancer Trust. Uniamoci tutti, rinunciamo a un caffè, a qualcosa che
non è indispensabile e doniamo 10 Euro, 5 Euro o anche solo 1 Euro a
Teenage Cancer Trust perché quei ragazzi con la loro forza, i loro
sorrisi e il loro amore per la vita, lo meritano davvero ed è il
nostro modo per dire loro “grazie di quello che c’insegnate ogni
giorno”.
- Credo che per la protagonista Coleen l'essenziale sia non vedere la compassione negli occhi degli altri e vivere una vita “normale”, puoi descriverci il suo carattere?
Sì, Coleen
desidera soltanto una vita normale. Le è stata diagnosticata la
leucemia a quattordici anni e mezzo in maniera totalmente improvvisa.
Nel momento in cui ha saputo di avere il cancro, la sua vita è
cambiata per sempre. Lei è cambiata per sempre. Nel libro ci sono
accenni al periodo subito dopo la diagnosi in cui Coleen – che
all’inizio del romanzo è già piuttosto avanti nella sua battaglia
e quindi è più forte – ammette di aver avuto momenti di sconforto
e di essere caduta in depressione per qualche mese. La sua passione
più grande, oltre il disegno e la musica dei suoi beniamini, è la
corsa, ma a causa della malattia e della stanchezza provocata dai
trattamenti come la chemio, ha dovuto metterla da parte. Coleen
vorrebbe tornare a correre, vorrebbe tornare a frequentare la scuola,
ma durante i due anni e mezzo di malattia ha passato moltissimo tempo
in ospedale e non ha potuto studiare tanto quanto avrebbe voluto. I
rapporti con le sue amiche di sempre sono cambiati con il passare dei
mesi, perché loro vanno a farle visita in ospedale ma non sanno bene
come comportarsi con lei. Il cancro mette in pausa le vite di persone
come Coleen, mentre i loro coetanei continuano ad andare avanti,
proiettati verso il futuro. Coleen detesta la compassione negli occhi
degli altri, detesta il pensiero che certe persone possano trattarla
con i guanti solo perché ha il cancro (infatti dice che, se non è
una colpa averlo, non è neanche un merito), allo stesso tempo però
capisce che per certe persone, come i suoi genitori e Allyson, non è
semplice far finta che lei sia sana e infatti a volte tendono a
viziarla un po’. Durante il romanzo Coleen affronta molte
difficoltà legate alla sua malattia, deve sottoporsi a sessioni di
chemio che spesso la fanno sentire uno straccio e le fanno passare i
giorni a letto, con la bacinella sempre a portata di mano; deve
affrontare un trapianto di midollo osseo… ma nel frattempo
conosciamo anche la sua personalità e quel suo desiderio di
normalità che si rispecchia anche nella sua cotta per un ragazzo
che, però, non la ricambia. Questo è un tasto dolente per Coleen,
ma lei non è ancora guarita e dentro di sé capisce le motivazioni
di quel ragazzo. Come i suoi coetanei, Coleen ha dei sogni: “da
grande” vorrebbe diventare insegnante di disegno e s’impegna più
che può per rimettersi in pari con lo studio. Caratterialmente è
una ragazza dolce, forte e altruista; non vuole che gli altri mettano
in pausa le loro vite solo perché lei si è ammalata, e non vuole
tenere Allyson legata a sé, infatti, ad esempio, la sprona a
prendere parte ad attività cui lei non può unirsi. Coleen è anche
molto introspettiva, sente di essere cresciuta più in fretta
rispetto ai suoi coetanei sani e spesso si ritrova a pensare al senso
della vita, alla morte e a tutto quello che ha imparato da quando le
hanno diagnosticato la leucemia. E’ una ragazza indubbiamente molto
forte, che nel corso del romanzo si ritrova ad avere a che fare con
decisioni che neanche un adulto dovrebbe prendere. Coleen alterna
forza e debolezza, dolcezza e frustrazione, ma rimane sempre un
personaggio estremamente positivo, totalmente innamorata della vita,
determinata a viverla giorno per giorno, intensamente come non ha mai
fatto prima di ricevere la sua diagnosi. Come tutti i personaggi che
scrivo, Coleen è nata spontaneamente dentro di me, si è fatta
conoscere e ho scoperto la sua aria sbarazzina, la sua lingua lunga e
le battute che si diverte a fare, ma dato il tema del romanzo ho
inserito in Coleen i messaggi di forza, altruismo, coraggio e amore
per la vita che ho riscontrato nelle numerose testimonianze degli
adolescenti che vivono con il cancro. Quindi, direi che Coleen è
un’amica con cui ridere e piangere, con cui scherzare e parlare del
giorno del funerale, è una ragazza che, con sguardo limpido,
accompagna il lettore attraverso giorni scanditi dal dolore, dalle
preoccupazioni e dall’ombra della morte, solo per accorgersi, alla
fine, che grazie a lei di quei giorni abbiamo visto solamente il
sole.
- L'ultima domanda, c'è un motivo per cui hai scelto la Scozia come ambientazione del tuo romanzo?
Purtroppo in
Italia gli adolescenti con il cancro sono una realtà di cui si parla
pochissimo e si ritrovano spesso in una sorta di “terra di
nessuno”, pertanto non sentivo di avere le basi necessarie per
ambientare il romanzo nel mio Paese. Avendo vissuto nel Regno Unito e
sapendo che avrei sostenuto con il mio romanzo il meraviglioso lavoro
di Teenage Cancer Trust ho pensato di ambientare la storia lì. Ho
scelto la Scozia per i suoi bellissimi paesaggi, violenti, veri,
vivi; i cieli gonfi di nuvole scure e Allyson e Coleen che guardano
la rabbia e la forza del mare, il volo dei gabbiani… sono luoghi
che secondo me parlando al lato più profondo dell’animo umano e
intensificano le emozioni vissute dalle protagoniste e dal lettore.
Grazie per
tutte le tue belle domande, Giulia, e per lo spazio che mi hai dato
sul tuo blog. Ricordo ai miei lettori che sul mio blog
http://rebeccadomino.blogspot.it
potete essere sempre aggiornati sui miei lavori e trovare recensioni,
segnalazioni, press, articoli ecc… inoltre c’e’ un settore
dedicato a Teenage Cancer Trust e alle storie dei piccoli, grandi
eroi che ogni giorno vivono con il cancro e consiglio a tutti di
darci un’occhiata.
Vorrei ringraziare questa scrittrice per la sua disponibilità e per le risposte esaustive che ci ha dato!
ADESSO MI RIVOLGO A VOI CARI LETTORI, QUAL'E' LA VOSTRA OPINIONE?
ADESSO MI RIVOLGO A VOI CARI LETTORI, QUAL'E' LA VOSTRA OPINIONE?
_Giulietta_
Nessun commento:
Posta un commento