Ecco a voi la seconda parte dell'Interview time!
Intervista a Sofia Domino
- Prima di tutto ti ringrazio per avermi dato la disponibilità per questa intervista;La prima domanda che vorrei rivolgerti è la seguente: Da cosa è nata la scelta per due mondi così contrapposti come l'India e New York? Cosa ha fatto nascere questa idea?
Grazie a te per ospitarmi
nel tuo blog e per la tua disponibilità!
Ho deciso di ambientare
il mio romanzo sia negli Stati Uniti sia in India per un motivo.
Sarah, la protagonista, è nata e cresciuta a New York. Si muove
tranquillamente tra le strade affollate, schiva taxi ed entra ed esce
dalle metropolitane come se niente fosse. Per lei il verde equivale a
Central Park e un enorme grattacielo rappresenta la sua casa.
Quando Sarah decide di
partire per l’India e arriverà in città come Mumbai e Raipur, non
avrà problemi a spostarsi (e lo stesso avverrà nel corso del
romanzo, quando si troverà in altre città indiane e dovrà
ambientarsi velocemente) e quando raggiunge Kailashpur (il villaggio
rurale indiano che vuole visitare) rimane senza parole, ma non in
senso negativo. Da un’immensa e caotica città come New York, Sarah
si ritrova nella natura vera, al fianco di bufali, di capanne, di
campi immensi. Tutto è diverso se visto dagli occhi di una ragazza
di città ed è ancora più facile contemplare la bellezza della
natura che ci circonda.
Sarah deve abituarsi allo
stile di vita indiano (niente più docce, pasti consumati intorno al
tavolo, ventilatori…) e nonostante le prime difficoltà, non
mancheranno momenti in cui si siederà ad ammirare il paesaggio, il
volo di un uccello, l’orizzonte che incendia il fuoco…
E gli Stati Uniti le
parranno sempre più lontani, e le sembrerà impossibile che New York
e Kailashpur facciano parte dello stesso mondo.
Se la protagonista fosse
stata una ragazza di campagna, o comunque di un piccolo paese, anche
se straniero, avrei potuto fare meno paragoni.
- Puoi descriverci le caratteristiche delle due protagoniste: Sarah e Asha?E qual'è l'elemento che le unisce in un rapporto così forte da spingere Sarah a fare il possibile per liberare Asha?
Certo. Comincio con
Sarah, la protagonista di “Come lacrime nella pioggia”. Sarah è
una ragazza di ventidue
anni, nata e cresciuta a New York. È
un’appassionata di fotografia, ama immortale paesaggi meravigliosi
e, al tempo stesso, nascosti. Paesaggi che gli altri tendono a
dimenticare solo perché non definiti famosi. È perdutamente
innamorata di Abhai, un ragazzo indiano trasferitosi a New York
all’età di cinque anni. Sarah è solare e molto dolce, ma è anche
molto determinata. Ha le idee chiare ed è una femminista.
Asha è la co –
protagonista di “Come lacrime nella pioggia”, ha quindici anni e
vive a Kailashpur, un villaggio remoto dell’India. È una ragazzina
sensibile e sognatrice. Vorrebbe continuare a studiare, invece è
obbligata a lavorare per tutto il giorno. Lavora come arrotolatrice
di bidis (il bidi è la sigaretta indiana dei poveri). Asha è stata
venduta in sposa, e proprio per questo vuole fuggire dal suo
villaggio. Vorrebbe essere libera, e grazie a questo suo grande
sogno, mostra tutta la sua forza e il suo coraggio nell’andare
contro alla mentalità degli uomini indiani.
Il giorno in cui Sarah
incontra Asha, rimane piacevolmente colpita dalla determinazione che
legge nei suoi occhi. Sarah capisce subito che in Asha brucia una
forza nascosta così, lentamente, decide di parlare con lei. Questo è
l’inizio della loro amicizia, di un’amicizia pura, senza
pregiudizi.
Sarah e Asha diventeranno
migliore amiche; a unirle è un forte legame creato da un grande
affetto, da quella determinazione e voglia di sognare che
condividono.
Le altre donne che
abitano a Kailashpur non hanno la stessa voglia di ribellione di
Asha, ecco perché Sarah si aggrappa a lei, ecco perché non può
rimanere indifferente davanti a tutto quello. Secondo Sarah una
ragazzina di quindici anni dovrebbe studiare e vivere nella
spensieratezza, mentre Asha è costretta a lavorare tutto il giorno,
è costantemente picchiata ed è stata venduta in sposa. Tutto questo
è semplicemente inaccettabile e a peggiorare la situazione ci sono
gli uomini del villaggio, che vogliono mettere a entrambe i bastoni
tra le ruote.
Sarah, nonostante Asha
sia una ragazzina indiana, si rivede in lei. La sua determinazione si
rispecchia in quella di Asha, così come la sua forza. Ecco perché
per Sarah liberare Asha diventerà uno scopo nella vita. Grazie alla
loro amicizia e grazie a quelle similitudini che avvicinano due
ragazze così diverse, Sarah si schiererà completamente dalla parte
di Asha.
Niente, però, è mai
come sembra. E le cose peggiorano gravemente quando gli uomini del
villaggio decidono di tendere una trappola a Sarah e Asha…
- Come mai Sarah vivrà per svariati mesi in un villaggio remoto dell'India?
Il fidanzato di Sarah,
Abhai Mailakar, è nato in un villaggio remoto dell’India,
Kailashpur, che si trova nello stato del Chhattisgarh, e con suo
padre cercò fortuna a New York all’età di cinque anni.
Sarah e Abhai presto
vorranno sposarsi, ma prima di farlo Sarah vuole conoscere ogni cosa
di Abhai, incluse le sue origini. Ecco perché, prima di convolare a
nozze, i due decidono di fare un viaggio nell’India e di recarsi da
un cugino di Abhai che vive ancora a Kailashpur. Non solo Sarah vuole
vedere con i propri occhi il villaggio in cui è nato Abhai, ma
poiché Abhai non ricorda quasi niente del suo villaggio e della
madre morta quando lui ora ancora un bambino, Sarah spera che, grazie
a quel viaggio in India, il suo fidanzato riuscirà a dare un senso a
quei ricordi confusi.
Nessuno dei due sa che in
quel villaggio remoto vive anche Asha, una ragazzina che vuole
disperatamente andarsene da quel villaggio, dalle leggi ristrette
dell’India, dal potere degli uomini, dalla violenza…
- I diritti delle donne sono un argomento di cui non se ne parla mai abbastanza, ma secondo la tua opinione quali sono stati i passi avanti che sono stati fatti in questi anni e invece quali sono i punti ancora da modificare perché ci sia una perfetta parità fra i sessi e soprattutto, questo equilibrio si potrà mai raggiungere?
Sicuramente di questo
argomento si parla sempre poco, comunque nel corso degli anni ci sono
stati dei grandi passi avanti per le donne, ma questi passi sono
ancora pochi.
Se nei Paese occidentali
le donne possono godere di ogni diritto, possono lavorare e possono
votare, non si può dire lo stesso per molti altri Paesi.
Tre quinti del miliardo
di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà sono
donne. Dei 960 milioni di alfabeti, due terzi sono donne, ragazze e
bambine. Ogni giorno 1600 donne e più di 10.000 neonati perdono la
vita a causa di complicazioni dovute alla gravidanza e al parto. Una
donna su cinque nel mondo ha subito dei casi di violenza.
Questi sono soltanto
alcuni dati, e parlando dell’India, nonostante fortunatamente nelle
grandi città indiane sempre più donne stanno trovando il loro posto
nel mondo, lo stesso non si può dire delle donne, ragazze, bambine e
madri che vivono nei villaggi rurali.
In India una donna non è
nessuno e non ha alcun diritto. Si stima che ogni venti minuti una
donna in India sia violentata, e se si rivolge alla polizia, non
riceve nessun aiuto.
Le ragazzine nei villaggi
rurali dell’India sono spesso obbligate a smettere di studiare
all’età di quattordici anni (se non prima) e sono costrette a
lavorare, oppure sono vendute in matrimoni combinati. Inoltre, sono
venuti alla luce ripetuti casi in cui delle ragazzine sono state
avvicinate da uomini che promettono loro una vita migliore fuori dal
villaggio e un lavoro sicuro. Speranzose, quelle ragazzine si fidano
di quegli uomini, ma alla fine saranno picchiate, abusate, rinchiuse,
vendute ad aste oppure costrette a prostituirsi.
Sono qui oggi per parlare
del mio romanzo “Come lacrime nella pioggia”, delle condizioni di
vita delle donne indiane, dei diritti delle donne, della coraggio
delle donne e della forza che si nasconde dietro a delle amicizie
vere, profonde.
I punti da modificare
affinché ci sia una perfetta parità tra i sessi sono ancora molti,
moltissimi. Basta pensare che, molte volte, le donne nei villaggi
rurali sono educate a tenersi tutto dentro, a non raccontare episodi
di violenza e di abuso. Fino a quando non cambierà la mentalità di
ogni vittima, allora i padroni esisteranno.
Inoltre, troppo spesso le
vittime che invece vorrebbero urlare e chiedere aiuto non ne hanno la
possibilità perché nessuno ascolta le loro grida, perché le loro
richieste di aiuto sono silenziose, soffocate da uomini – padroni e
dalla corruzione della polizia.
Durante la stesura di
“Come lacrime nella pioggia” ho letto tantissime testimonianze in
cui le vittime cercavano aiuto, solo che non sapevano a chi
rivolgersi. In India, infatti, per una bambina la persecuzione
comincia ancora prima della sua nascita e intorno a lei non ha
nessuno, davvero nessuno, cui rivolgersi.
Basta pensare a tutti
quei casi in cui ragazzine violentate, che dopo tutto quello che
avevano subito riuscivano comunque a trovare dentro di loro la forza
per dire basta, venivano minacciate. Alla fine, molte di loro sono
state uccise proprio perché non avevano nessuno che potesse
difenderle, proteggerle.
Chi lo sa, forse prima o
poi potremo raggiungere una perfetta parità fra i sessi, anche se
adesso siamo ancora lontani da questo traguardo. Io, però, non
voglio smettere di parlare dei diritti negati delle donne e di tutte
le atrocità che donne, madri, ragazzine e bambine subiscono ogni
giorno in India e in altre parti del mondo (anche in Italia). Credo
che ognuno, nel suo piccolo, possa fare qualcosa. L’unione fa la
forza e spero tanto che, presto, si possa davvero vivere in un mondo
di pace, privo d'ingiustizie e dove nessuna donna, neanche una, sia
più costretta a essere nessuno.
- Quanto tempo ci hai impiegato per scrivere questo romanzo?
Prima di scrivere “Come
lacrime nella pioggia” ho dovuto trasformare le mie idee in
qualcosa di concreto. All’inizio non sapevo se avrei avuto
materiale a sufficienza per tirarne fuori un libro, così ho
trascorso numerose giornate a fare ricerche. Quando ho capito che
avrei potuto trovare molte informazioni, allora ho deciso che le mie
idee sarebbero diventate un libro. Ho letto numerose testimonianze di
ragazzine indiane che abitano nei villaggi rurali, picchiate,
vendute, costrette a prostituirsi e obbligate a lavorare e a smettere
di studiare. Ho guardato filmati e svolto numerose ricerche per
capire lo stile di vita indiano, e anche per scoprirne di più su
Kailashpur, e spero di non aver commesso nessun errore. Tra appunti,
ricerche, stesura del testo e fasi di editing, ho impiegato un bel
po’ di tempo a scrivere “Come lacrime nella pioggia”, ma
l’avventura è appena cominciata. Perché prima un autore ha
un’idea, la ascolta, la sviluppa, scrive il testo del romanzo e lo
corregge, ma poi arriva il momento in cui decidere se far compiere o
no un viaggio al proprio libro. Io ho deciso di farglielo compiere e
ho scoccato la freccia, indirizzandola ai lettori. Non so quali
lettori saranno colpiti da “Come lacrime nella pioggia”, ma
sicuramente il supporto dei miei lettori e dei blogger è molto
importante.
- Credo che la tue iniziativa per Amnesty International e per la petizione siano dei gesti veramente ammirevoli, puoi parlarcene?
Grazie per le tue parole.
L’unione fa la forza, ne sono completamente convinta.
Ho deciso di rendere
“Come lacrime nella pioggia” leggibile gratuitamente (per
ricevere il testo in PDF basta sofiaromanzo@yahoo.it)
perché, in questo modo, incoraggio i lettori a sostenere Amnesty
International, che da cinquant’anni si occupa di difendere i
diritti umani e si riconosce nei principi della solidarietà
internazionale, oppure a firmare una petizione che ho lanciato su
Change.org, indirizzandola al governo indiano, per migliorare le
condizioni di vita delle donne. Firmare la petizione è gratuito.
inviarmi un’e-mail all’indirizzo
Sostenere Amnesty
International vuol dire difendere i diritti e le libertà
fondamentali di ogni essere umano, e sono rimasta impressionata dal
loro lavoro e dalle varie iniziative.
Immagina essere una donna
dell’India e di vivere costantemente nella paura. Immagina sapere
che, intorno, non hai nessuno pronto a proteggerti.
Deve essere terribile,
eppure per una donna indiana tutto questo rappresenta la sua realtà,
la sua vita.
Sono fermamente convinta
che ognuno dovrebbe godere dei diritti basilari, ecco perché ho
deciso di appoggiare Amnesty International, la più grande
Organizzazione non governativa per la protezione e la difesa dei
diritti umani, ovunque nel mondo!
Ci sono moltissimi modi
per sostenere Amnesty. Con una donazione (donare è semplice e
sicuro, e una persona, una famiglia, un’azienda e/o uno studente
possono donare anche una quota libera!), manifestando al fianco di
Amnesty, iscrivendosi alla Newsletter dell’associazione oppure
facendo shopping. Gli articoli a marchio Amnesty International sono
prodotti del commercio equo e solidale!
Per maggiori
informazioni, visita il sito:
Firmare la mia
petizione è semplice, gratuito e veloce. E può davvero fare una
differenza.
Ho lanciato la mia
petizione su Change.org (piattaforma online gratuita di campagne
sociali), elencando le ingiustizie che le donne indiane subiscono
giornalmente.
Essere nessuno per una
donna indiana è la sua condanna.
Bambine, ragazzi, donne,
madri… nessuna di loro può alzare la testa, può dire no, può
scappare dalle atrocità che le circondano. Se provano a farlo,
spesso sono punite, minacciate. Uccise.
È arrivato il momento di
dire basta. Ecco perché ho lanciato una petizione indirizzandola al
governo indiano, perché spero in un cambiamento, anche piccolo, che
possa migliorare le condizioni di vita delle donne indiane.
Quando la mia petizione
avrà raggiunto un elevato numero di firme, allora la porrò
nuovamente all’attenzione del governo indiano, o di chiunque altro
potrebbe fare una differenza, mostrando che persone da tutto il
mondo, come noi dall’Italia, vogliono dire basta alla violenza
sulle donne.
Affinché la mia
petizione possa crescere, ha bisogno anche della tua firma.
Firma oggi, farlo è
veloce, semplice e gratuito.
Grazie!
Ecco il link diretto alla
mia petizione:
https://www.change.org/en-IN/petitions/to-the-governors-of-india-take-action-to-stop-sexual-harassment-and-to-protect-women-and-children-in-india
- Un ultima domanda, i tuoi titoli sono sempre straordinariamente originali, da dove viene “Come lacrime di pioggia”?
Grazie per i tuoi
complimenti!
I titoli per i miei
romanzi arrivano quando meno me lo aspetto. Sia per “Quando dal
cielo cadevano le stelle” sia per “Come lacrime nella pioggia”,
è successo all’improvviso. Per il primo titolo, del mio romanzo
d’esordio sulla Shoah, ricordo che ero in spiaggia quando d’un
tratto pensai “gli ebrei durante il nazismo erano spesso definiti
dalla stella di David, che fino alla metà del ’44 era anche cucita
sulle casacche a strisce dei prigionieri di campi di concentramento
come quello di Auschwitz. Il mio titolo deve parlare anche delle
stelle, di un periodo in cui le stelle erano strappate dal cielo -
come gli ebrei erano strappate dalle loro case - per essere cucite
sulle vesti degli ebrei e sulle casacche a strisce dei deportati. Di
quel periodo in cui, senza alcuna spiegazione, gli ebrei perdevano
tutti e tutto. Di quel periodo in cui perdevano la dignità, in quel
periodo in cui le stelle cadevano dal cielo”.
Per quanto riguarda “Come
lacrime nella pioggia”, invece, ricordo che ero a casa quando
d’improvviso decisi d’intitolare il mio romanzo in questo modo.
Volevo un titolo che incuriosisse e che, allo stesso tempo, fosse
drammatico. Perché la storia di Sarah è Asha, nonostante la loro
forza e il loro coraggio, è cruda e drammatica. “Come lacrime
nella pioggia” è un titolo che può dire molte cose…
Sono arrivata alla fine
di questa intervista. Grazie ancora per avermi ospitata nel tuo blog
Giulia e per le belle domande. Un grazie anche a tutti i tuoi
lettori!
Ringrazio la Scrittrice per averci dato la possibilità di parlare di argomenti così importanti e per aver risposto alle mie domande.
E VOI CARI LETTORI, COSA NE PENSATE?
E VOI CARI LETTORI, COSA NE PENSATE?
_Giulietta_
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